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I social media ci rendono più fragili, almeno secondo Zygmunt Bauman

Zygmunt BaumanZygmunt Bauman, il sociologo della modernità liquida, è intervenuto a Milano per Meet The Media Guru, ciclo di incontri sulla cultura digitale.

La conferenza di Bauman, uno dei maggiori pensatori viventi, ha toccato molti aspetti centrali della nostra condizione di esseri umani, a cominciare dal rapporto con la vita digitale.

Secondo Bauman la rivoluzione digitale ci ha imposto di vivere allo stesso tempo in due differenti dimensioni, quella online e quella offline.
La Rete, per Bauman, è parte del progresso, ma porta con sé anche un numero di “perdite collaterali” (titolo del suo ultimo libro): l’automatizzazione del lavoro, ad esempio, causa diminuzione di posti di lavoro “umani” sia nell’industria pesante che nel lavoro intellettuale.
La Rete, però, nella visione di Bauman porta con sé anche vantaggi, come la disponibilità quasi infinita di conoscenza: “con un click, Google ci presenta due milioni di risposte, un numero che non potremmo consultare nemmeno in tutta la nostra vita”. Anche questo aspetto, però, ha un prezzo: l’impazienza e la perdita della capacità di conservare conoscenza “dentro di noi”. Sono i server a conservare il nostro sapere, noi possiamo solo consultarlo e questo “avrà un effetto negativo sulla nostra creatività“.

Alla domanda come i social media hanno cambiato le nostre relazioni e la nostra vita, Bauman risponde senza esitazione: “Rendendoci più fragili”.

Perché “Spesso non siamo in grado di utilizzare al meglio la nuova libertà conquistata“.

Alla base anche la nostra mutata percezione del tempo e la mancanza di progettualità: “Nella società di oggi sono cambiati la nostra percezione e il nostro uso del tempo. Siamo meno in grado di fare programmi, perché siamo sempre più consapevoli che gli eventi della nostra vita sono imprevisti e imprevedibili. Prima il nostro tempo era strutturato in un certo modo – c’era il tempo dell’ufficio e il tempo della casa, il tempo del lavoro e quello del riposo – e si lottava per pianificarlo nella maniera più solida possibile. Oggi queste divisioni stanno venendo meno. Ci sono solo eventi istantanei, che capitano inattesi. La nostra percezione del tempo si riassume nell’espressione ‘il tempo è adesso’”. In questa trasformazione hanno molto a che fare le nuove tecnologie e i social media, che hanno inaugurato l’epoca della comunicazione istantanea, del tutto e subito e dell’insofferenza nei confronti dell’attesa.

Riferendosi poi ai Social Network, e nello specifico a Facebook, secondo Bauman il social network ha intercettato la nostra paura di non essere visti ed essere soli e ha fondato il suo successo sull’allontanamento di questa paura: “il fondamento delle relazioni online è la soddisfazione“, ha specificato Bauman, “e le relazioni diventano estremamente fragili”. Facebook ci dà un “gadget” che ci fa credere di poter incontrare 500 amici in un giorno stesso, “io non sono riuscito a farne altrettanti in 80 anni di vita”, ha scherzato Bauman. “Il problema con Facebook e gli altri social netwok è che promettono esattamente quello che il progresso promette: rendere la nostra vita più semplice“. Questo meccanismo si presenta anche nella gestione delle relazioni umane e sentimentali.

Ma siamo davvero felici di questa possibilità? Per Bauman la risposta è no: “la felicità non è evitare i problemi, la felicità è superarli“.

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